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Agente o imprenditore dell’intermediazione?

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Pubblicato da Dimensione Casa in Blog News · 11 Maggio 2013
Tags: agentiimmobiliaricasaagenzia

Mario fa l’agente immobiliare da 4 anni. Ha il c.d. “patentino” e gli piace il suo lavoro. Carlo fa l’agente immobiliare da 15 anni. Anche lui ha il patentino e anche a lui, nonostante tutto, continua a piacergli il suo lavoro.

A parte l’anzianità di servizio, tra i due c’è una grande differenza: Carlo è il capo di Mario. Carlo è infatti titolare di un’agenzia affiliata a un famoso network e Mario è un suo collaboratore. Nell’agenzia lavora anche Lucia, come segretaria ma per il momento il suo ruolo non ci interessa particolarmente.

Torniamo a Mario. Mario ha la partita iva. Carlo gli riconosce un fisso mensile e in più c’è la parte relativa ai contratti chiusi. La situazione è difficile ma Mario lavora con Carlo da quasi due anni e sono entrambi soddisfatti.

In questa situazione c’è però qualcosa che non quadra. Mario e Carlo si dividono gli appuntamenti. Entrambi sono impegnati nelle acquisizioni. Seguono anche la commercializzazione di un cantiere che li vede coinvolti entrambi proprio per garantire al costruttore una presenza costante. Ma allora tra di loro c’è un rapporto tra colleghi o tra subalterni? Per quale ragione Mario non dovrebbe decidere di seguirsi qualche deal per i fatti suoi? Solo per il timore di essere scoperto?

L’azienda è di Carlo e formalmente anche il rischio di impresa. Ma se Carlo va male, anche Mario si ritrova per strada e anche se si dovesse accorgere per tempo che Carlo non è più quello di una volta può solo andarsene. Se Mario, invece, va male Carlo può decidere su due piedi (o quasi) che le strade si dividono lì.

Ma è giusta questa dinamica lavorativa? In un mercato dinamico certamente no. La tentazione di lavorare per conto proprio sarebbe troppo forte, visto che si tratterebbe di massimizzare i profitti. D’altro canto in una fase di mercato depresso, qualsiasi costo fisso è un problema ma lavorare solo a provvigione non è una soluzione per le esigenze di breve periodo.

Al di là degli aspetti normativi (associazione di professionisti e simili), la questione è invece di natura concettuale. Se il giro di affari di un agente immobiliare cresce al punto tale da spingerlo a dotarsi di collaboratori, quell’agente immobiliare deve continuare a fare (e soprattutto a sentirsi) l’agente o deve trasformarsi in un imprenditore dell’intermediazione e dei servizi immobiliari?





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